lunedì 17 ottobre 2011

IL CONGRESSO DI FUTUROLOGIA di Stanislaw Lem

"Quando non è possibile modificare la realtà bisogna offuscarla: è l'ultimo dovere umanitario che ci rimane".

Un astronauta viene invitato come ospite all'interno di un mastodontico palazzo all'interno del quale viene svolto l'ottavo Congresso di Futurologia, un evento a cui prendono parte i più grandi futurologi di tutto il mondo. Di cosa si parla? Beh, gli insoliti studiosi daranno sfogo a tutta la loro fantasia immaginando come potrebbe essere il mondo fra un secolo, dieci secoli, un millennio. Il congresso si svolge in Costa Rica, dove da giorni infiamma la rivolta. Proprio per sedare i rivoltosi vengono rilasciate delle sostanze psicoattive nell'atmosfera che però porteranno il protagonista a compiere dei viaggi allucinogeni che riempiranno l'intero romanzo. 

Ho letto molte critiche su aNobii e sinceramente ci sono rimasto un po' male. Io l'ho trovato un ottimo libro, scritto in maniera magistrale. Qualcuno potrebbe obiettare che è un po' troppo monotematico, perché in realtà nel libro non c'è altro se non una serie di viaggi allucinati compiuti dal protagonista. In realtà è proprio questa la forza del romanzo. A un certo punto non si capisce più quando un fatto è reale o un'allucinazione, facendo venire seri dubbi anche nel finale. E' un finale vero, o il protagonista è ancora sotto i fumi della droga? Il messaggio di fondo che mi sono permesso di interpretare si potrebbe riassumere così: la vita non è che uno stato mentale. Una frase che troverete anche nel film "Oltre il giardino", di cui mi permetto di consigliare la visione. Se qualcosa, dentro di noi, cambia, o per l'effetto di droghe o per fenomeni tipo Matrix o semplicemente per misteriosi fenomeni psicologici, come possiamo accorgerci che quel che stiamo vedendo sia irreale? Quanto ho appena detto si riferisce al messaggio che ho voluto per forza tirar fuori dal libro, in realtà questo romanzo è impostato in maniera del tutto burlesca, ricordando un po' il modo di scrivere del nostro Stefano Benni, quindi non so quanto in realtà sia da prendere sul serio. Comunque è davvero divertente, e in questo Lem mi ha colto di sorpresa. Infatti l'unico altro libro dell'autore che avevo letto era "Solaris", un testo decisamente serioso. Del resto del libro è meglio non parlare perché rischierei di svelare parti interessanti della trama, però credetemi quando vi dico che ci sono molte altre cose interessanti all'interno del volume.

Nota finale: ho fatto un breve discorso sul concetto di realtà ma, per favore, non venitemi a dire che non serve leggere fantascienza per questo tipo di speculazioni "filosofiche". In questi casi come in altri, la fantascienza serve per creare degli spunti di discussione e non per dare delle risposte. Per approfondire il discorso "realtà" invito a leggere dei veri testi filosofici.

mercoledì 28 settembre 2011

ASSURDO UNIVERSO di Fredric Brown


Il protagonista (di nome Keith) è, neanche a dirlo, uno scrittore di fantascienza. Sfortuna vuole che il malcapitato venga colpito da un razzo spaziale in caduta. Dopo l'impatto, lui è l'unico sopravvissuto fra le persone che erano presenti nella struttura colpita dal razzo. Ma a pochi passi da lì iniziano ad avvenire cose strane, una serie di fatti assurdi che saranno spiegati solo alla fine del libro. Il mondo è simile a quello di prima ma non esattamente lo stesso. I guai iniziano quando Keith entra in un negozio e, tirata fuori una moneta da mezzo dollaro per pagare, viene accusato di essere una "spia arturana" cosicché da quel momento diventerà un ricercato e sarà costretto a scappare da qualcosa di assolutamente incomprensibile. Tutto per una comunissima moneta con la quale ci aveva pagato il caffè qualche ora prima.
Capolavoro assoluto della fantascienza. Non è un romanzo sociologico, è leggero e senza pretese, ma lo stile è assolutamente perfetto. Si legge d'un fiato e quando finisce ti dispiace un po'. C'è tutto quello che si vuole da un libro di fantascienza. Non manca il "sense of wonder" che molti invocano nelle letture fs. Ogni riga è interessante e non fa che accrescere la curiosità di scoprire come andrà a finire la storia. L'autore mostra anche un notevole senso dell'ironia che porta il lettore a leggere il romanzo con il sorriso sulle labbra.
L'atmosfera è fantascientifica ma la storia è anche magistralmente impostata come un libro giallo, con una serie di fatti inspiegabili e un mistero da risolvere. Il protagonista si improvvisa dunque detective di sé stesso e farà di tutto, tra una fuga e l'altra dagli agenti interplanetari che gli danno la caccia, per capire cosa diavolo abbia cambiato il suo mondo e con esso la sua vita.
Un autentico manuale della fs. Il libro è stato scritto nel lontano 1949 eppure resta ancora di una qualità eccezionale, a indicare che Fredric Brown era veramente quel genio di cui si parla. 

lunedì 26 settembre 2011

IL LUNGO SILENZIO di Wilson Tucker

Un soldato degli Stati Uniti si risveglia in un albergo e trova il paese sconvolto da un bombardamento atomico e batteriologico. Soltanto metà della nazione è stata colpita, l'altra metà ancora prospera. Il protagonista è nella parte sbagliata al momento sbagliato: a nessun individuo presente nella parte contaminata è permesso di uscirne, chi ci prova è spietatamente ucciso da esperti cecchini situati lungo tutto il confine.

L'intera storia non lascia spazio ai sentimentalismi. Il protagonista dovrà essere spietato quanto i briganti che spadroneggiano nella metà bombardata del paese. L'attuale edizione (Urania Collezione n. 104) è composta di un finale alternativo, quello che secondo Tucker era il finale vero e proprio che però venne censurato dall'editore.

Siamo di fronte a un romanzo post-apocalittico dove non ci sono buoni e cattivi ma solo cattivi. L'inquietudine è in ogni capitolo e accompagna il lettore fino alla fine. Tucker non ci risparmia niente, neanche le ripugnanti scene di cannibalismo. 
Una cosa che ritengo un po' grave è il fatto che l'autore sottovaluta troppo gli effetti di un bombardamento nucleare: la vita continua indisturbata, le radiazioni non sembrano essere un problema e le uniche persone morte sono quelle rimaste nel raggio delle esplosioni. Non c'è nessuna traccia di contaminazione nel cibo e nell'acqua, le radiazioni si fermano incredibilmente al confine segnato dal Mississipi, quasi ci fosse una barriera energetica a bloccarle. Eppure quando scoppiò la centrale nucleare di Chernobyl le radiazioni arrivarono fino in Italia! Del resto, se Wilson Tucker avesse tenuto conto di ciò, probabilmente avrebbe dovuto cambiare storia. Persino il buon Asimov ha commesso lo stesso errore nel celebre "Paria dei cieli", quindi possiamo perdonarlo.
Libro con una delle poche copertine azzeccate fra tutti gli Urania Collezione. Lettura scorrevole, di sicuro consigliata, ma lo stile è discreto. 

venerdì 23 settembre 2011

STARMAN JONES di Robert A. Heinlein

Starman Jones è una favola. Il pubblico a cui è rivolto è piuttosto un pubblico adolescenziale. La storia è semplice e senza troppe pretese. Max Jones è appunto un adolescente che scappa di casa per fuggire dalla matrigna e dal patrigno cattivi, dopo che anche il padre è passato a miglior vita. Suo zio era un astrogatore, in pratica un pilota spaziale, così Max non si dimentica di portare con sé i libri dello zio scomparso dopo averli memorizzati grazie a un'incredibile memoria fotografica. Inutile dire che il sogno più grande di questo ragazzo è di seguire le orme dello zio, quindi Max farà di tutto per imbarcarsi su un'astronave e intraprendere il mestiere di astrogatore.

C'è un po' di tutto nel libro. C'è un astronave che solca lo spazio districandosi nello spazio-tempo, c'è una mezza storia d'amore, c'è il cattivo di turno e poi ci sono gli alieni (cosa che si intuisce dalla copertina). Già, gli alieni. Gli alieni  qui descritti  sono un po' troppo simili a quelli letti in un altro libro di Heinlein, I figli di Matusalemme. Non fisicamente, intendiamoci, ma ricorre una certa caratteristica che è presente anche nel libro che ho citato, e cioè quella che l'autore definisce "schiavitù simbiotica". Evidentemente Heinlein aveva il pallino fisso.

Il libro forse è un po' troppo maschilista, ma non nel senso dispreggiativo del termine. Anche questa è una caratteristica che fa pensare ad un libro rivolto ad un pubblico specifico, un pubblico maschile e adolescente. Tutti i personaggi sono uomini, l'unica donna è la ragazza che stringerà amicizia col protagonista, di nome Ellie. Ellie non fa praticamente niente, a parte passare il tempo con Max ogni tanto. Quando Ellie inizia a giocare a scacchi sembra un evento, perché "le ragazze non sanno giocare a scacchi" dirà lo stesso Max a un certo punto. Ora, a me non interessa più di tanto ma poi non lamentiamoci del fatto che le donne leggano poca fantascienza. 

domenica 18 settembre 2011

L'UOMO CHE CADDE SULLA TERRA di Walter S. Tevis

Un'opera molto ben riuscita di fantascienza lenta, malinconica e pessimista. Chi ha detto infatti che la fantascienza debba essere necessariamente ottimista verso il futuro e piena di azione? Libri come questo, che ti lasciano attaccato alle pagine senza un briciolo di azione, sono ottimi esempi di romanzi che vanno oltre il genere fantascientifico perché presentano quel valore aggiunto che gli permette di elevarsi al di sopra della categoria. Gli esempi di romanzi fs come questo sono pochi. Al momento mi vengono in mente soltanto "I reietti dell'altro pianeta" di Ursula K. Le Guin e "Fiori per Algernon" di Daniel Keyes.
Veniamo alla storia. Thomas Jerome Newton è un alieno che atterra sul nostro pianeta a bordo di una piccola navicella. Nessuno nota il suo arrivo, eppure lo scopo per il quale ha attraversato lo spazio è estremamente importante e riguarda le sorti sia del suo pianeta che della specie umana. Ciò che tiene incollato il lettore alle pagine è proprio questo suo scopo segreto, per il quale Thomas intraprenderà diverse attività misteriose. Il suo scopo non può essere svelato perché, a suo avviso, l'uomo non è culturalmente predisposto per accettarlo.
Certo, l'alieno appare fisicamente come un vero e proprio essere umano ma questo particolare infastidisce solo fino a un certo punto. La storia è profonda, emozionante, e la scrittura è pulita ed essenziale. E' un libro di fantascienza senza la onnipresente componente tecnologica (che io non disprezzo, tutt'altro) ma che emoziona, anche se il sentimento predominante è la tristezza, una tristezza che è sempre dipinta sul volto delicato dell'alieno.
Sono convinto che piacerebbe leggerlo a qualunque fantascienziato ma è un libro che consiglierei anche ai non appassionati del genere.

lunedì 12 settembre 2011

I MERCANTI DELLO SPAZIO di Frederik Pohl e C. M. Kornbluth


Due potenti agenzie pubblicitarie si contendono la vendita, pensate un po', dell'intero pianeta Venere. Il pianeta è dunque pronto per essere riempito da una nuova e proficua massa di coloni-consumatori.
Sicuramente tra i migliori romanzi di fs sociologica che abbia mai letto. E non si tratta di uno di quei romanzi un po' lenti e somiglianti più a dei saggi che a delle storie. Gli importanti messaggi lanciati al lettore sono ben inseriti all'interno di una storia ricca di colpi di scena, veloce, sorprendente. Il finale mi ha un po' deluso, me lo aspettavo più elettrizzante. 

Diversi sono gli aspetti interessanti del libro. Innanzitutto la situazione generale del pianeta, un pianeta sfruttato fino allo stremo, a discapito dell'ambiente e della popolazione mondiale, sempre indicata come "i consumatori". Altra cosa, i governi non sono altro che dei maggiordomi al servizio dei colossi commerciali. I bambini vengono bombardati di messaggi subliminali anche a scuola, forgiandone le menti in vista dei loro acquisti futuri. Viene presa seriamente la possibilità di trasmettere direttamente le pubblicità nella retina delle persone. Coloro che si oppongono all'eccessivo sfruttamento del pianeta e alle pessime condizioni di vita, i cosiddetti Indietristi, sono dichiarati illegali. Le aziende possono competere tra loro anche con le armi.

Il protagonista, da poco promosso come dirigente di una delle due principali agenzie pubblicitarie del pianeta, è uno che ha sempre fatto parte del sistema. Odia gli Indietristi, la sua vita è completamente dedita al suo lavoro di pubblicitario, il suo dio è la vendita del prodotto. Un prodotto da vendere con ogni mezzo possibile e immaginabile. Il bello della storia inizia proprio quando il nostro protagonista si ritrova immischiato in una cospirazione a suo carico, che lo porta a perdere il suo status sociale di privilegiato per ritrovarsi in mezzo ai comunissimi "consumatori", individui sfruttati e sottopagati, in un ambiente lavorativo dove farsi prestare del denaro è facilissimo per cui alla fine resta indebitato fino all'osso e in pratica lavorerà soltanto per ripianare i suoi debiti. Lì, nella fabbrica di un prodotto chiamato "chicken" (che però non è pollo), entrerà per la prima volta in contatto con gli Indietristi e scoprirà molte cose nuove sul loro conto.
E' davvero il libro imperdibile di cui si parla. Attualissimo, nonostante sia stato scritto nel lontano 1953. Oppure: sempre più attuale, a partire dal 1953.







  

domenica 11 settembre 2011

IL MONDO NUOVO di Aldous Huxley



Insieme a "1984" e "Fahrenheit 451" costituisce un trio perfetto, per quanto riguarda i romanzi distopici. In particolar modo questo libro si complementa con "1984". Nel romanzo di Orwell è descritta una società in cui gli individui sono forzatamente privati della libertà, mentre in questa storia l'umanità risulta ugualmente schiavizzata però le persone ne sono piuttosto felici. L'individuo non si lamenta della propria schiavitù perché risulta condizionato prima geneticamente, poi allo stato embrionale e infine durante l'infanzia per svolgere un ruolo predefinito nella società. Per evitare qualsiasi malcontento, il sistema culturale vigente è quello di rendere libera una particolare droga, chiamata "soma", da consumare ogni volta che ci si sente insoddisfatti e infelici. Non a caso questa droga viene fornita in quantità colossali alla classe inferiore, quella più povera e sottomessa.
La società proposta da Huxley è stabile, appagata, ma ha barattato questa stabilità con la programmazione sfrenata. Tutto è predeterminato, artificiale, controllato, fin dalla nascita. Una nascita che avviene interamente in provetta. La natura umana viene messa da parte in favore del progresso. Nessuno è libero di fare quello che vuole della propria vita, è tutto già deciso.
La trama è un po' lenta, purtroppo. Non si tratta di un romanzo avvincente, ma piuttosto di una finestra su questo ipotetico mondo del futuro, un mondo visto con gli occhi del protagonista, persona insoddisfatta e con tanti dubbi per la testa, perciò "bizzarra", un po' schivata dagli altri.
Un altro aspetto che ho trovato interessante è il fatto che nel Mondo Nuovo è praticamente vietata la pratica di giochi che non contribuiscano all'economia. Gli unici giochi ammessi sono quelli che richiedono una spesa in denaro, insomma giochi di consumo. Non mi sorprenderebbe svegliarmi un giorno e trovare una situazione simile.
Ciò che mi ha un po' turbato è stato uno dei personaggi, il cosiddetto "selvaggio", a cui Huxley dà molto risalto. Si tratta di un personaggio che è esattamente l'estremo opposto di tutti gli altri: è un primitivo a tutti gli effetti. Viene deriso e trasformato in una specie di fenomeno da baraccone dagli altri individui ma la nostra società, quella reale, reagirebbe alla stessa maniera. Avrebbe avuto senso mettere un personaggio "normale", come noi, in contrasto col Mondo Nuovo. Mi chiedo quindi che senso possa avere questo "selvaggio" nella storia e quale messaggio volesse dare l'autore attraverso di esso. Magari Huxley ha semplicemente toppato. Oppure voleva mostrarci le due facce della stessa medaglia, dandoci un semplice consiglio: va bene il progresso ma, per favore, non rinnegate la vostra natura umana.
Si tratta di un libro agghiacciante e di notevole importanza sociale che ha sicuramente meritato il suo grande successo. Interessante anche il libro "Ritorno al mondo nuovo" in cui l'autore affronta lo stesso tema del romanzo in maniera diretta, non romanzata.