domenica 11 settembre 2011

IL MONDO NUOVO di Aldous Huxley



Insieme a "1984" e "Fahrenheit 451" costituisce un trio perfetto, per quanto riguarda i romanzi distopici. In particolar modo questo libro si complementa con "1984". Nel romanzo di Orwell è descritta una società in cui gli individui sono forzatamente privati della libertà, mentre in questa storia l'umanità risulta ugualmente schiavizzata però le persone ne sono piuttosto felici. L'individuo non si lamenta della propria schiavitù perché risulta condizionato prima geneticamente, poi allo stato embrionale e infine durante l'infanzia per svolgere un ruolo predefinito nella società. Per evitare qualsiasi malcontento, il sistema culturale vigente è quello di rendere libera una particolare droga, chiamata "soma", da consumare ogni volta che ci si sente insoddisfatti e infelici. Non a caso questa droga viene fornita in quantità colossali alla classe inferiore, quella più povera e sottomessa.
La società proposta da Huxley è stabile, appagata, ma ha barattato questa stabilità con la programmazione sfrenata. Tutto è predeterminato, artificiale, controllato, fin dalla nascita. Una nascita che avviene interamente in provetta. La natura umana viene messa da parte in favore del progresso. Nessuno è libero di fare quello che vuole della propria vita, è tutto già deciso.
La trama è un po' lenta, purtroppo. Non si tratta di un romanzo avvincente, ma piuttosto di una finestra su questo ipotetico mondo del futuro, un mondo visto con gli occhi del protagonista, persona insoddisfatta e con tanti dubbi per la testa, perciò "bizzarra", un po' schivata dagli altri.
Un altro aspetto che ho trovato interessante è il fatto che nel Mondo Nuovo è praticamente vietata la pratica di giochi che non contribuiscano all'economia. Gli unici giochi ammessi sono quelli che richiedono una spesa in denaro, insomma giochi di consumo. Non mi sorprenderebbe svegliarmi un giorno e trovare una situazione simile.
Ciò che mi ha un po' turbato è stato uno dei personaggi, il cosiddetto "selvaggio", a cui Huxley dà molto risalto. Si tratta di un personaggio che è esattamente l'estremo opposto di tutti gli altri: è un primitivo a tutti gli effetti. Viene deriso e trasformato in una specie di fenomeno da baraccone dagli altri individui ma la nostra società, quella reale, reagirebbe alla stessa maniera. Avrebbe avuto senso mettere un personaggio "normale", come noi, in contrasto col Mondo Nuovo. Mi chiedo quindi che senso possa avere questo "selvaggio" nella storia e quale messaggio volesse dare l'autore attraverso di esso. Magari Huxley ha semplicemente toppato. Oppure voleva mostrarci le due facce della stessa medaglia, dandoci un semplice consiglio: va bene il progresso ma, per favore, non rinnegate la vostra natura umana.
Si tratta di un libro agghiacciante e di notevole importanza sociale che ha sicuramente meritato il suo grande successo. Interessante anche il libro "Ritorno al mondo nuovo" in cui l'autore affronta lo stesso tema del romanzo in maniera diretta, non romanzata.

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